lunedì 3 luglio 2017

"L'ultimo dei Mozart" di Jacques Tournier

Quando sono partito per l'isola di Corfù, lo scorso 2 Giugno, ho deciso di portare con me "L'ultimo dei Mozart", libro di Jacques Tournier. A me sconosciuto, lo avevo scovato un po' di tempo fa in una libreria milanese di seconda vendita. Pagato pochissimo, mi aveva incuriosito.
Il giorno prima di partire stavo pensando di portare con me l'ultimo volume della Recherche di Proust -avevo appena concluso il volume precedente, iniziato più di un anno prima, e letto a fasi- ma alla fine ho deciso di sterzare e cambiare mood. Mi sono come imposto di scegliere un libro di cui non avessi la minima idea, e quello di Tournier è stata la mia scelta istintiva.
Sin dalle prime pagine, sull'aereo, il volume mi ha rapito. Il linguaggio di Tournier è fluido, a tratti pieno di adolescenziale passionalità e di poetico struggimento, tanto da sembrare scritto da un ragazzo ancora in preda agli stupori e alle enfasi che l'approdo all'età adulta cerca ancora di serbare per sé. La figura di Franz Xavier, ultimo figlio del grande Wolfgang Amadeus nonché protagonista del libro, viene delineata spesso in modo indiretto, sottolineando soprattutto il suo sentire e il suo modo di vivere e di elaborare intimamente gli eventi: il peso condizionante e annichilente della fama del padre, che nel bene o nel male lo accompagnerà fino al suo trapasso, il suo amore trascinante e forzatamente tenuto in silenzio per Josepha, donna già moglie di Calcabò; la stanchezza e le preoccupazioni che lo accompagnano nei suoi viaggi per l'Europa tanto quanto l'entusiasmo quasi riverenziale per la figlia della sua amata, Julie, che diviene sua allieva-pupilla di pianoforte; la desolazione mista a sorpresa e a sorda malinconia nel venire a sapere, mano a mano che il tempo passa, ogni volta e ad ogni incontro -con una ormai anziana e semicieca Nannerl (sorella maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart), la madre Costanze, la zia Aloisia Weber, il fratello maggiore Carl, la cosidella "la Basle" e così via- maggiori informazioni sulla figura paterna, sul suo carattere imprevedibile, la sua fantasiosa sboccatezza, la sua maniera lacerante ma assolutamente solitaria di vivere il dolore quando in sventurati momenti...
Tutto questo viene trasmesso a chi legge in modo molto forte, grazie ad un uso quasi totale del discorso diretto, il che dà anche l'idea di assistere ad una commedia se non addirittura agli eventi stessi, riportati illusoriamente nella realtà odierna. Si ha l'impressione di vivere la malinconia di Franz Xavier per non avere avuto, come il fratello Carl, l'occasione di conoscere e di dormire una notte intera abbracciato al proprio padre; il peso schiacciante -alimentato dal bisogno viscerale della madre Costanze di erigere un monumento/museo alla figura del marito come memoria della sua grandezza- per essere visto come un "Wolfie II" ma senza la genialità del I, e quindi senza il medesimo riconoscimento; la nostalgia di un'amata che non può rispondere alle sue lettere per sicurezza, aggrappandosi quindi a ricordi di notti d'amore vissute in penombra, di baci dati di nascosto, al lume di candela, di sospiri che si tengono a echeggiare nel petto per continuare ad alimentare quel fuoco che, da solo, deve fronteggiare la sventura, i mesi che passano, la solitudine.
Certamente molte cose sono state romanzate da Tournier, ma i riferimenti a date precise e ad eventi specifici rendono questo libro una biografia -sì parziale, ma verosimile- speziata da una componente narrativa trepidante ed inquieta.
Quando, verso la fine di Giugno, ho letto le ultime pagine ed ho (come mia usanza) scritto la parola "fine" e la data al di sotto, ne sono uscito quasi dispiaciuto. "L'ultimo dei Mozart" mi ha emotivamente portato con sé, condotto fra momenti di melanconia e di mielata serenità, di amore passionale e di drammatica vita.
Se avesse avuto un'altra manciata di pagine, avrei continuato a goderne ancora.
Lettura che mi sento di consigliare, anche a chi non è avvezzo al mondo della musica cosidetta "colta".

Andrew

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