martedì 1 agosto 2017

Concerto per la "Nobile serata in Villa Sormani Marzorati Uva" (20 Luglio)

Due giorni dopo il Settimino di Beethoven è venuto, diciamo, il mio turno.

Ero stato contattato per tenere un concerto presso la storica Villa Sormani Marzorati Uva di Missaglia, luogo veramente suggestivo e pieno di fascino che ti porta indietro nel tempo, a quando il concetto del salotto, in cui si riunivano ospiti, amici, artisti, eruditi e musicisti era un tratto tipico di quegli ambienti. Tant'è che in questa villa c'è una vera e propria Sala della Musica, con un pianoforte Schneider di un secolo e mezzo di vita che regna al suo centro, ed attorno poltroncine e divanetti per gli ascoltatori.


Un paio di vedute della Villa e della sua Sala della Musica
La serata si è aperta con un brindisi per gli invitati e gli ospiti, quindi una visita guidata del piano terra della Villa, con il Conte Uva come "cicerone" che non ha mancato di raccontare aneddoti. 
Successivamente la prima parte del mio concerto, che prevedeva il celeberrimo Adagio sostenuto della Sonata "al chiaro di luna" -come tutti amano chiamarla- di Beethoven e la Sonata K.570 in Si bemolle maggiore di Mozart. Lo Schneider in sala ha dato del filo da torcere un po' a causa della sua età, ma la sua fascinosa sonorità d'altri tempi ha reso questi brani ancora più d'effetto.
Una dimostrazione di show-cooking di alta pasticceria ha seguito questi brani, ed ha regalato agli ospiti un momento di svago, chiacchiere e degustazioni in terrazza, fronte giardino, circondati da candele accese, il mormorio delle piante al vento e un principio di notte stellata poco sopra.


Quindi sono tornato io, con la seconda parte del mio concerto, dedicata brani di Chopin, come il noto Preludio n.15 "Goccia d'acqua", il Notturno Op.48 n.2 o il Lento con gran espressione... ...fino a concludere con il preludio "...les sons et les parfums tournent dans l'air du soir..." e l'altrettanto celebre Clair de lune di Debussy. Questa volta è stata lasciata libertà al pubblico di restare in Sala della Musica o concedersi l'ascolto dall'esterno, godendosi una bella luna sovrastante.

Chiude la serata una visita ai piani superiori della Villa ed un saluto agli ospiti.
Bella occasione di suonare per delle persone attentissime (qualcuna così tanto da filmarmi per un intero brano girandomi intorno o standomi a pochi centimetri!) che hanno saputo apprezzare le varie sfumature di tutta la serata.
Lascio qualche fotografia scattatami durante le prove ed il concerto, e ringrazio l'organizzazione per avermi contattato. Ho ricevuto molti feedback positivi!






Andrew

"La lunga vita di un Settimino" (18 Luglio)

Meno di 10 giorni dopo la "Gran Partita" di Mozart ad Algua mi si è presentata l'occasione di ascoltare un brano oggi forse quasi mai inserito nei festival musicali o nelle rassegne di concerti, eppure a suo tempo estremamente celebre: il Settimino Op.20 in Mi bemolle maggiore di Beethoven, per archi e fiati.


Come dicevo, al tempo della sua nascita -fra il 1799 ed il 1800 (come la Prima Sinfonia) da un Ludwig alle soglie degli "enta"- quest'opera della fine del primo periodo compositivo beethoveniano, è dedicata all'Imperatrice Maria Teresa, e fu eseguita per la prima volta a Vienna il 2 Aprile dello stesso anno, per poi essere pubblicata nel 1802. Ottenne un immediato successo ed una sensibile risonanza nella vita musicale contemporanea, ricevendo altresì molti elogi e consensi da parte della critica.
Lo stesso Ensemble L. Van Beethoven, che ha eseguito ottimamente la composizione presso l'Auditorium Modernissimo di Nembro (sempre per la rassegna Suoni in Estate), dando qualche cenno storico e contestuale al brano non ha mancato di ricordare come il Settimino restò in voga ed in molti programmi da concerto di quel periodo; e, per quanto non propriamente prediletto da Beethoven a causa della sua "facilità" -legame direttissimo con i più leggeri divertissements, armonie "pulite" senza troppe ricercate divagazioni, ispirazione dichiaratamente popolare, ritmi di danza, strutture formali di stampo classico- tanto da dire a riguardo, anni dopo: "C'è tanta immaginazione, ma poca Arte", divenne molto popolare e suonato proprio grazie all'immediatezza dell'ispirazione melodica e all'agilità in esso così densamente presenti.

Se tale è la "semplicità" compositiva o creativa, non è lo stesso per l'esecuzione, almeno per quanto ho potuto osservare ed ascoltare io: il Settimino richiede un'ottima padronanza delle sonorità e degli attacchi, una omogeneità e bellezza di colore negli insiemi, capacità di "sonorità solistiche" da parte di quasi tutti gli esecutori (soprattutto il violino ed il clarinetto, evidenti protagonisti della scena per praticamente tutta la composizione), espressività piena, risoluzione di passaggi virtuosistici.
Mi sento, in questo senso, di sottolineare la bravura di Eleonora Matsuno, violinista, e di Camillo Battistello, clarinettista: sin da subito hanno dato prova di tener ben testa alle richieste esecutive e discorsive della composizione.




Il brano ha diversi tratti in comune con la precedente Gran Partita di Mozart. Anzitutto, l'architettura e l'alternanza di brani e di "umori" tipici delle Serenate: per quanto il Settimino abbia un movimento in meno, e quindi perda la simmetria che culmina col quarto tempo in Mozart con l'Adagio, stabilizza il suo equilibrio diversamente inserendo, dopo un primo movimento aperto da un'introduzione in Adagio che sfocia nel Allegro con brio, pieno di energia imitativa e melodie frizzanti, un importante Adagio cantabile; quindi un Tempo di Minuetto, al quale seguono un bellissimo Andante con variazioni (altro forte tratto somigliante con Mozart) ed uno Scherzo ("Allegro molto e vivace") in tempo ternario, quasi un secondo rapido Minuetto; infine ecco sorgere una nuova introduzione lenta, per bilanciare ancor di più la struttura: un intenso Andante con moto alla marcia, preludiante i climi funebri tipici di certe composizioni di Beethoven (come l'Adagio della celebre Quinta Sinfonia o il terzo tempo della di poco successiva Sonata per pianoforte Op.26). 

Un febbricitante e scattante Presto, chiude in modo ottimistico -ma non senza spirito drammatico e profondamente espressivo- il brano, lasciando calore ed un fremito di energia negli ascoltatori.
L'Ensemble ci lascia con l'esecuzione, come bis, del primo movimento di un altro Settimino, quello del francese Adolphe Blanc, compositore del periodo romantico non molto conosciuto ma autore non poco interessante. Il suo Settimino mi ha attratto per le sfumature chiaro-scure degli accostamenti armonici e per l'ispirazione melodica vibrante, a volte quasi struggente.




Altra ottima serata che mi porto in tasca, con le sue emozioni e la mia gratitudine lasciando l'Auditorium.

Andrew